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Il danno psichico: un inquadramento concettuale
danno psichico

Definizione di Danno Psichico e Riferimenti Giuridici

Il termine “danno psichico” si riferisce non solo a un concetto psicologico, ma ha anche una forte connotazione giuridica. Questo perché si ricollega al tema del danno alla persona e alla possibilità di risarcimento in sede civile. Il Codice Civile stabilisce che “qualsiasi fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno” (Ferrari, 2019).

I fatti suscettibili di procedimento legale si dividono principalmente in due categorie: danno patrimoniale e danno non patrimoniale. Il danno patrimoniale si verifica quando una lesione causa un impatto economico diretto, come una perdita di patrimonio o di guadagno. Al contrario, il danno non patrimoniale coinvolge lesioni che ledono valori personali e rientra nell’art. 2059 del Codice Civile.

Le Categorie di Danno Non Patrimoniale: Danno Morale e Danno Biologico

L’interpretazione giurisprudenziale del danno non patrimoniale è stata approfondita, in particolare con la sentenza dell’11 novembre 2008 (Cassazione, Sezioni Unite, n. 26972), che ha distinto il danno non patrimoniale in due categorie fondamentali:

  • Danno morale: sofferenza soggettiva e temporanea, che causa un turbamento emotivo senza necessariamente degenerare in patologie.
  • Danno biologico: sofferenza accompagnata da alterazioni patologiche, che impatta la salute fisica o psichica.

Il danno biologico riguarda le lesioni all’integrità psico-fisica della persona, sia temporanee che permanenti. Il D.Lgs. 209/2005 (Art. 138) definisce il danno biologico come una lesione certificabile medico-legalmente, che incide negativamente sulle attività quotidiane e sulle relazioni sociali, indipendentemente dalla capacità di generare reddito.

Danno Psichico e Danno Biologico: Un Inquadramento Normativo

Il danno biologico protegge l’integrità fisica e psichica come diritto fondamentale, sancito dall’art. 32 della Costituzione. Per “danno psichico” si intende sia una conseguenza di danni fisici subiti dalla vittima, sia un’alterazione mentale che si manifesta anche in assenza di lesioni fisiche (Franzoni, 2010). Il danno psichico può costituire una vera e propria patologia, compromettendo in modo duraturo il benessere e la funzionalità psichica della persona.

Valutazione del Danno Psichico: Ruolo dello Psicologo Forense

L’accertamento del danno psichico richiede una valutazione ampia, che spesso coinvolge uno psicologo forense per una diagnosi approfondita. Tale professionista ha il compito di utilizzare strumenti di indagine come il colloquio clinico e i test psicodiagnostici per valutare l’entità del danno (Cimino e Vasapollo, 2009). La personalizzazione del danno biologico è fondamentale per valutare il danno in modo completo, considerando gli effetti specifici sul funzionamento psicologico della persona.

Consulenza Tecnica d’Ufficio e di Parte nella Valutazione del Danno Psichico

In sede civile, il Giudice può nominare un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) per effettuare una valutazione specialistica del danno. Il CTU può avvalersi di altri specialisti per ottenere elementi integrativi e redigere una relazione psicologico-giuridica completa. L’avvocato della parte coinvolta può inoltre nominare un Consulente Tecnico di Parte (CTP), con l’obiettivo di seguire il processo peritale e proporre indagini specifiche, monitorando il lavoro del CTU (Abazia, 2018).

Infine, la consulenza di uno psicologo può essere richiesta anche in sede stragiudiziale, ad esempio su richiesta dell’avvocato o del danneggiato stesso, per stabilire la sussistenza e consistenza del danno in una fase preliminare del procedimento legale.

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